Omelia per lunedì di Pentecoste

Pellegrinaggio della Cristianità
Messa conclusiva
Lunedi di Pentecoste
1° giugno 2020


Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen.

Cari pellegrini,

    che avete percorso non solo i 100 chilometri che separano Parigi da Chartres, ma anche i 1472 chilometri che separano Chartres da Roma, secondo i moderni strumenti di calcolo, siate i benvenuti in questa Basilica costruita sul luogo stesso dove, Pietro, il principe degli Apostoli, ha reso la testimonianza suprema, la testimonianza del sangue, al termine del suo pellegrinaggio, che lo aveva condotto da un umile villaggio della Galilea fino alla capitale dell’Impero Romano.

    Quest’anno, la prova principale, non è consistita nella marcia sotto il sole o nell’affrontare le asperità del terreno e del cammino, ma nel sacrificio dovuto di tre giorni esaltanti, nel corso dei quali avremmo visto stagliarsi nel cielo sempre più vicine le guglie di Notre- Dame di Chartres, la cattedrale che, secondo la splendida formula di Charles Peguy, è « maestra di saggezza e di silenzio e d’ombra » (Prière de report). Non è possibile scegliere le proprie prove. È il Signore che ce le invia, sempre in proporzione a quello che siamo capaci di sostenere insieme a Lui. 

    Eccoci quindi riuniti, non sotto le celebri vetrate della cattedrale accanto a Notre-Dame de Sous-Terre, ma, grazie alla benevolenza di Sua Eminenza il Cardinale Angelo Comastri, Arciprete della Basilica di San Pietro, ai piedi dell’altare di Santa Petronilla, che a metà dell’ottavo secolo fu eletta come patrona della Francia da Papa Stefano II nel corso delle trattative con Pipino il Breve, padre dell’imperatore Carlo Magno. Qui, nel 1891, giunse il primo pellegrinaggio degli operai francesi, sotto la guida del Cardinale Langénieux, Arcivescovo di Bordeaux, ed è sempre qui che ogni anno viene celebrata una Santa Messa per la Francia, su richiesta dell’Ambasciata di Francia presso la Santa Sede.

    Ma qui c’è molto più che ricordi puramente francesi da evocare, perche il pellegrinaggio della cristianità riunisce pellegrini da quattro angoli della terra. Quest’anno, cari pellegrini, il tema su cui siete invitati a riflettere invita ad alzare o sguardo ben al di là del mondo visibile, perché avete invocato i santi Angeli custodi, angeli che sono qui rappresentati nel bel dipinto che vedete e che mostra, in uno scorcio sorprendente, allo stesso tempo la sepoltura di Santa Petronilla ed il suo ingresso in Cielo, dove è accolta da Cristo risorto nella sua gloria, e che le mostra le sue mani trafitte sulla Croce e distese con generosità infinita.

    Sulla terra sono rappresentati dieci personaggi. Nel cielo, solamente nove, ma tra questi sono perfettamente distinguibili sette angeli, che circondano Gesù e Petronilla. I loro atteggiamenti sono eloquenti : nessuno di loro ci rivolge lo sguardo, ma sono tutti all’opera per noi : uno si appresta ad incoronare Petronilla, altri quattro sostengono il Cristo nella gloria, al quale offrono il sostegno della loro lodo e del loro servizio, mentre i due più grandi guardano verso verso il cielo, dove vedono il Padre e lo Spirito Santo, che rimangono totalmente invisibili ai nostri occhi. Così facendo, ci invitano ad andare oltre a ciò che è visibile agli occhi, ricordandoci che la nostra vera patria è nei cieli, come dice san Paolo (Fil 3, 20).

    Il nostro Santo Padre il Papa abita a qualche centinaia di metri da qui. Prega per voi e vi benedici tutti. Molto spesso celebra la messa votiva dei santi angeli e, tutti gli anni, il 2 ottobre, nella festa degli angeli guardiani, commenta un passo del libro dell’Esodo che è si rivolge in modo particolare a voi pellegrini. Il Papa, infatti, cita il testo - « ecco, io mando un angelo davanti a te per custodirti sul cammino e per farti entrare nel luogo che ho preparato » (Ex 23, 20), poi ricorda che la Chiesa celebra i « nostri compagni di cammino, i nostri protettori nel cammino: gli angeli, che ci custodiscono e sono proprio con noi, nel cammino », perché, aggiunge, « è vero: la vita è un cammino, e dobbiamo essere aiutati a camminare bene, perché nel cammino ci sono insidie, ci sono pericoli. Abbiamo bisogno di una bussola: ma di una bussola umana, o una bussola che assomigli all’umano e che ci aiuti a guardare dove dobbiamo andare. (…) Il nostro angelo custode non solo è con noi, ma vede Dio Padre. È in rapporto con lui. È il ponte quotidiano, dall’ora che ci alziamo all’ora che andiamo a letto, che ci accompagna ed è in legame fra noi e Dio Padre » (omelie del 2 ottobre 2014 e del 2 ottobre 2018).

    Sul cammino che abbiamo percorso, almeno idealmente, abbiamo incontrato degli angeli e dei testimoni e, infine, ci troviamo di fronte ai testi che ci hanno lasciato i primi discepoli di Cristo, San Luca, negli Atti, e san Giovanni, nel suo vangelo. Questi gioielli sono sia alla fine del vostro pellegrinaggio, sia all’inizio del suo seguito. San Luca, negli Atti, ci mostra San Pietro che annuncia il Cristo risorto ad un gruppo di Giudei che lo scopre. Lo Spirito Santo interviene direttamente in una maniera straordinaria, e tutti domandano il battesimo, che li fa entrare definitivamente nella Chiesa. È davvero un termine e un punto di partenza, esattamente come in un pellegrinaggio : fine di una vita trascorsa nell’ignoranza del vero senso dell’esistenza - questi pagani conducevano una vita senza un vero obiettivo -, ma anche un magnifico punto di partenza verso una vita di unione piena con il Padre, per mezzo del Suo Figlio e nello Spirito Santo. Questo è ciò che è avvenuto sulle rive del Mediterraneo, a Cesarea, presso la casa di un centurione romano pagano, della coorte italica, chiamato Cornelio, è il passaggio del Vangelo a tutto il mondo pagano che non era l’erede delle promesse di Israele. Ciascuno di noi è l’erede di questo passaggio.

    Con San Giovanni, del quale Mgr Léonard ci ha detto l’anno passato che ha riassunto tutto il suo Vangelo in questa frase « Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna » (Gv 3, 16), tutto stato detto, effettivamente : all’inizio, un amore infinito, quello di Dio Padre per il mondo. San Giovanni insiste, nella sua prima lettera : « In questo sta l'amore: non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi » (1 Gv 4, 10). Al termine, ancora l’amore infinito, poiché la vita eterna è la contemplazione senza fine dell’amore di Dio che ha operato in noi, ovunque nello spazio e sempre durante il tempo grazie allo Spirito che ha « riempito l’universo » come abbiamo cantato ieri (cf. Sap 1, 7). Tra il principio e la fine, tra il punto il partenza e il punto di arrivo, l’amore sempre ci sostiene, ma qui, siamo profondamente coinvolti. Il Signore ci domanderà nel Giudizio Universale : come mi hai amato, come hai amato il tuo prossimo ?

     Oggi, cari fratelli e sorelle, rivolti a Notre-Dame de Chartres, e pregando per tutte le nostre famiglie, per i nostri amici, ma anche per i nostri nemici, decidiamo di essere, in compagnia dei nostri angeli custodi, pellegrini della carità che accettano di ricevere la propria vita come un dono da rendere a Padre di tutte le misericordie (cf. 2 Co 1, 3). Affidiamoci alla Madonna della Strada, che ci accompagna lungo il cammino e domandiamole di ispirarci affinché mai abbiamo ad abbandonare la nostra vocazione cristiana. Lasciamoci afferrare dal Cristo per essere offerti per mezzo di Lui al Padre, nel fuoco dello Spirito Santo.
 
     Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen. 


Mgr Descourtieux
Congrégation pour la Doctrine de la Foi